Ha vinto 3 Oscar per gli effetti speciali, e alcune delle sue creature sono entrate nell’immaginario collettivo. Stiamo parlando di Carlo Rambaldi, nato a Vigarano Mainarda, un paesino del ferrarese, nel 1925.
Geometra, laureato all’Accademia di Belle Arti di Bologna (dove sviluppa la passione per lo scheletro e la muscolatura del corpo umano), comincia ad affacciarsi nel mondo del cinema negli anni Sessanta. Collabora con Mario Bava, Monicelli, Ferreri, Pasolini e Dario Argento, con cui lavora in Profondo rosso nel 1975 (e in precedenza in Quattro mosche di velluto grigio, anche se il suo nome non compare nei credits del film).
L’approdo a Hollywood è trionfale: vince l’Oscar per King Kong nel 1977, creando un pupazzo di 12 metri, per Alien di Ridley Scott nel 1980 e nel 1983 per E.T. l’extra-terrestre di Steven Spielberg. Ha lavorato anche in Incontri ravvicinati del terzo tipo (1977) sempre con Spielberg, in Dune (1984), di David Lynch. Ha curato gli effetti speciali, nel 1975, per il film di Pupi Avati La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone.
Negli ultimi anni viveva a Lamezia Terme, in Calabria, dove è morto nel 2012. Del successo planetario di E.T. diceva: “Non importa poi tanto avere Marlon Brando o John Travolta. Se il creatore di effetti speciali lavora bene, la maggior parte degli spettatori non si chiederà se sono finti o meno, ma si interesserà alla storia. Quando ho visto il film finito, anche io ho pianto un po’”.