Nei numerosi appuntamenti de La Settima Arte l’omaggio al genio di David Lynch. Non solo con le sue litografie ispirate a Fellini, che apriranno la manifestazione il venerdì 3 maggio nella mostra “David Lynch. Dreams. A tribute to Fellini”, ma anche per l’indiscussa rilevanza nel cinema contemporaneo.
Dell’omaggio al regista che turbò i nostri sonni con la serie TV Twin Peaks, faranno parte Elephant Man, Mulholland Drive, Cuore Selvaggio, Eraserhead, Una storia vera, che verranno proiettati al cinema Fulgor e al Settebello mentre Roy Menarini parlerà del cinema di Lynch venerdì 3 maggio al Dipartimento di scienze della Qualità della Vita. Elephant Man, che uscì nel 1980 con un cast che comprendeva Anthony Hopkins, John Hurt e Anne Bancroft, fu un successo straordinario: fu candidato a 8 Oscar e, sulla scia del riscontro ottenuto dal film, fu portato sui palcoscenici di Broadway con David Bowie come interprete. Fra i produttori del film vi era Mel Brooks che preferì non comparire nei credits per non distogliere l’attenzione dal carattere drammatico della pellicola (che si ispirava a una storia vera). All’epoca Lynch aveva 34 anni, e aveva debuttato nel 1977 con Eraserhead-La mente che cancella. Prima di allora faceva il pittore e non aveva mai pensato di cimentarsi col cinema: Eraserhead, forse il suo film più autobiografico, è divenuto un cult movie.
Cuore selvaggio (Wild at Heart) è del 1990 e si basa sul romanzo omonimo di Barry Gifford: trionferà a Cannes, dove la giuria presieduta da Bernardo Bertolucci gli attribuirà la Palma d’oro. Interpretato da Nicolas Cage, Laura Dern, Diane Ladd, Harry Dean Stanton, Willem Dafoe e Isabella Rossellini (all’epoca compagna di Lynch) mescola amore, violenza e elementi stranianti in puro stile Lynch, che lo definirà “un grottesco omaggio al mago di Oz”.
Nel 1999 con Una storia vera Lynch cambia registro, abbandonando le atmosfere disturbanti e raccontando il lungo viaggio di un vecchio alla ricerca del fratello malato con cui non parla da decenni. Su un tagliaerba dall’Iowa al Wisconsin, il malinconico road movie (ottavo film di Lynch) celebra anche la carriera dell’anziano protagonista, Richard Farnsworth, che iniziò come stuntman nei Western e dopo una nomination all’Oscar per Arriva un cavaliere libero e selvaggio (1977), ne ebbe un’altra proprio per Una storia vera.
Mulholland Drive, noir onirico del 2001 con Naomi Watts, ha portato un altro premio a Lynch dal festival di Cannes, quello per il miglior regista: è una metafora sul cinema elegante e sfaccettata, con echi di Raymond Chandler.
A Lynch sono dedicate anche performance e proiezioni alla Galleria Primo Piano di Rimini.